Non solo strada per i temerari bikers che nel lungo weekend hanno battuto in lungo ed in largo le strade dell’accogliente terra toscana, per loro una moltitudine di ricordi che rimarranno nella storia.

Si è conclusa nel pomeriggio di mercoledì, la trasferta in terra toscana per “i Pezo”, ad alzare la mano all’appello, nelle prime ore di domenica mattina, sono stati sedici bikers tra membri e simpatizzanti.

A pochi chilometri dalla partenza, il lungo e compatto serpentone di motociclisti ha lasciato il veneto per effettuare la prima sosta in cima al monte Abetone (già Boscolungo-Serrabassa) comunemente detta L’Abetone, una frazione del comune sparso di Abetone Cutigliano, nella provincia di Pistoia, in Toscana. Circa duecento chilometri dividevano “i Pezo” dalla loro sede ma il gruppo guidato in maniera impeccabile da Andrea Veneziano ha sin dalle prime battute dimostrato di essere affiatato e coeso. Non poche curve e non meno divertimento per i motivati bikers che si sono portati sulla riviera toscana raggiungendo l’ambita meta di “Albinia” nel primo pomeriggio.

 

Dopo una veloce sistemazione il rumore delle marmitte è stato sostituito dalle bollicine di una moltitudine di litri di birra e le esalazioni di benzina incenerita dal profumo del luppolo. Giunge proprio in questa circostanza la prima nota di demerito per il neo giunto nel club “byte” che si mostra insofferente alle regole del “prospect” e mentre si avvicinava l’ora di cena per lui si allontanava la data per ricevere la patch de “i Pezo”. Il ritardo a cena peggiora la sua situazione ma qualche litro di birra, un pizzico di comprensione e tanta buona compagnia risolvono la situazione. Una serata che si protrae sino al nuovo giorno, ore difficili per “i Pezo” che intavolano discorsi profondi e persino formule matematiche elevate al cubo che traggono origine in parte dal nuovo ed in parte dal vecchio testamento.

Quando il sole è alto la carovana non perde tempo a rimontare in sella e portarsi dapprima a Pitigliano con un caratteristico centro storico noto come la piccola Gerusalemme, per la storica presenza di una comunità ebraica. Foto di rito e nuovamente in sella per attraversare il Lazio ed approdare poi in terra umbra, a Orvieto. Una passeggiata in centro, una visita al Duomo, un accomodante pranzo a base di salumi e formaggi tipici per poi una visita al pozzo di San Patrizio. Una discesa fino alle sue profondità percorrendo i 248 gradini che portano dritto negli inferi di Dante, la prima delle tre cantiche della Divina Commedia di Dante Alighieri, corrispondente al primo dei Tre Regni dell’Oltretomba dove regna Lucifero e il primo visitato da Dante nel suo pellegrinaggio ultraterreno, per toccare da vicino quest’opera di grande ingegno architettonico.

 

Nel pomeriggio il rientro al quartier generale ha degli imprevisti, per una battaglia contro il tempo quattro rider (Lillo, Federico, Andrea e Marco) percorrono le vie del ritorno a velocità folli, una lotta all’ultima piega ma sentiamo la voce di chi c’era: “Ho avuto modo di provare per bene la mia moto, mi sono divertito moltissimo – racconta Federico in testa al gruppo – ho dovuto fare dei miracoli per stare a ruota del Chicco – prosegue il Lillo –  me la sono rischiata in più di qualche occasione e la cosa che ricordo con i brividi è un autobus di colore giallo, direi un pessimo ricordo”. “Se ce la faceva il Lillo dovevo farcela anche io – spiega Andrea – mi sono divertito ma un paio di scodate mi hanno fatto salire l’adrenalina”. “Io non ricordo granchè – racconta Marco – forse perché le cose brutte tendiamo a dimenticarle, ad ogni modo mi tremavano i polsi ed ero proprio a limite”.

I nostri eroi saranno riusciti a fare la spesa e poi cucinare? Ovviamente si, alla direzione dei lavori l’instancabile Lillo che si occupa della spesa e ripartisce i compiti per i bikers che poco più di due ore dopo sono seduti a gustare una saporitissima carbonara che verrà poi annegata da fiumi di birra enon solo…

Quando il sole è poi alto e il datario degli orologi indica il 1 giugno il gruppo si concede una tregua ma non ci vuole poi tanto affinchè i più temerari risaltino in sella. Il primo gruppo capitanato dal “Don” parte in direzione Argentario portando i colori de “i Pezo” dapprima a Porto Santo Stefano e poi Porto Ercole, breve sosta ad Orbetello e si riparte in direzione Borgo di Capalbio. Un antico borgo che domina la sottostante campagna maremmana dove all’interno delle sue mura si “respira” l’atmosfera dei secoli passati; percorrendo i vicoli, le piazzette, e gli antichi camminamenti si perde la cognizione del tempo. Immancabile poi la visita al Giardino dei Tarocchi, un parco artistico situato in località Garavicchio, nei pressi di Pescia Fiorentina, ideato dall’artista franco-statunitense Niki de Saint Phalle, popolato di statue ispirate alle figure degli arcani maggiori dei tarocchi.

Meno artistico l’anello stradale del Veneziano, Federico e Marco che si concedono qualche spennellata di curve e un ricco pranzo a Porto Ercole a base di pesce fresco. Al resto della carovana è invece toccato il compito più difficile, ovvero perdersi nel quartier generale tra le bollicine della birra, qualche partita a carte e per i più amanti del mare la sua brezza e il sole in spiaggia.

 

  

Nel primo pomeriggio tutti alla brace, fuoco alle polveri ed è proprio sulle braci ardenti che trovano sacrificio per opera del Lillo e rispettivamente del Prez e Luca oltre dieci chili di fiorentine accompagnate da fagioli e cipolla, per i più deboli di stomaco anche dell’insalata. “Non ci siamo fatti mancare nulla – racconta qualcuno tra il gorgoglio del luppolo”. Neanche la buona compagnia del “Priz” che reduce di un viaggio in solitaria raggiunge il gruppo e impartisce lezioni di veneto al meticcio “prospect”.

Quando il sole è ancora alto, la ripartenza che vede nuovamente il coeso gruppo in marcia verso il veneto, visita e foto di rito a Firenze e rientro ad andatura blanda, non poche curve e non meno divertimento in questi chilometri che suggellano questo rituale appuntamento a cui a nessuno sarebbe concesso mancare.